A cura di Irene Quaglia
Abbiamo intervistato Marzia Gorini, socia di Animaimpresa ed autrice del libro “Sbatti la Polvere dalle ali”.
Sbatti la polvere dalle ali. Costruire la propria autorevolezza sulla differenza con la nuova “LFP Leadership Femminile Positiva”: c’è stato un episodio, nella tua multiforme carriera, in cui ti sei convinta che fosse necessario un libro sulla leadership femminile o è stata la naturale conseguenza della tua esperienza professionale e personale?
Ci sono stati più avvenimenti e consapevolezze che mi hanno portato a decidere di scrivere un libro sulla leadership femminile positiva. Da un lato la mia faticosa esperienza personale come donna nel mondo del lavoro e dall’altro il desiderio di essere utile trasferendo
conoscenze, tecniche e strategie per liberare potenzialità ancestrali delle donne, ancora bloccate e sommesse da una cultura sociale antica e patriarcale purtroppo ancora molto diffusa nel nostro Paese. Per questi motivi ho concepito la struttura del libro in tre parti:
• la prima è un focus sulla realtà. Come le donne sono percepite ancora nella nostra società, in particolare nel mondo del lavoro e come sono escluse da ogni potere decisionale;
• la seconda, dal capitolo 6 al capitolo 9, evidenzia i modelli di cambiamento della leadership necessari, direi obbligatori, per guidare persone, imprese e organizzazioni di successo. Per leadership di successo intendo la capacità di organizzare un gruppo di lavoro e condurlo al successo attraverso obiettivi produttivi fondati sulla soddisfazione, l’efficacia e il benessere di tutti i partecipanti;
• la terza, dal capitolo 10 in poi, evidenzia le competenze e le skills da possedere e agire nella società odierna, molto frequentemente usate inconsapevolmente dalle donne e non considerate dalla maggioranza degli uomini. Un manuale contenente esercizi, strumenti e
strategie utili a esplorare, creare e sviluppare potenzialità latenti al fine di sentirsi soddisfatte invece di prevaricate, contente invece di depresse, stimate e valorizzate invece di derise e demonizzate.
La Parità di genere, obiettivo 5 dell’Agenda 2030 dell’Onu: se ne parla sempre di più, ma mai abbastanza. A tal fine, secondo la tua esperienza, è più strategico puntare sull’educazione delle donne o su quella delle istituzioni?
Certamente puntare sull’educazione delle donne, ma non quella scolastica puramente informativa e a mio modesto parere, arretrata e disallineata alle esigenze sociali moderne. Mi preme sottolineare che il coaching umanistico a cui faccio riferimento incarna il metodo della
maieutica socratica, a cui ho aggiunto l’intelligenza emotiva di Goleman e altri diversi strumenti – ricavati anche dall’esperienza sportiva – utili a guidare le clienti in un percorso di trasformazione profonda e reale, senza sovrastrutture, ancore o impalcature. Una trasformazione nel pensare, nel decidere, nell’agire coerente con il proprio sé e misurabile in ogni fase del percorso.
L’Italia è un Paese per donne o siamo ancorati ad una visione di “mamme” che occlude le possibilità di carriera professionale?
Tutta la nostra cultura è ancorata al ruolo delle donne come madri, ancelle della famiglia e da quanto constato quotidianamente è difficile da dirimere se non con uno sforzo corale. È così radicata in tutti noi, anche nelle donne, che la agiamo inconsapevolmente, per poi manifestarsi in tutta la sua crudeltà, alla soglia dei quarant’anni, quando i figli ormai adulti escono di casa, il mondo del lavoro ci esclude e le donne/madri rimangono con un pugno di mosche in mano, molte volte anche sole. Da dove ripartire? Cosa fare se non andare a scovare passioni, talenti sopiti, lauree e ambizioni abbandonate nel cassetto? In verità, ci sono più donne mature che vogliono ricostruire che donne giovani determinate a realizzare. Questa almeno è la mia personale esperienza di wellbusiness coach.
Ritieni che negli ultimi anni ci sia stata una reale presa di coscienza della problematica da parte delle istituzioni o l’Italia è ancora molto lontana dall’uguaglianza di genere?
A questa domanda rispondo ampiamente nel capitolo 4 del libro, che qui sintetizzo: “Solo un italiano su tredici definisce il talento femminile importante per la crescita e il cambiamento. Negli altri Paesi, come ad esempio il Regno Unito, il talento femminile è ritenuto importante per la crescita e il cambiamento da un inglese su tre…”. E ancora… secondo il “World Economic Forum Global Gender Gap Report 2017”, nella classifica complessiva delle disparità di genere sul luogo di lavoro, l’Italia è retrocessa all’82° posto perdendo ben 32 posizioni su un totale di 144 Paesi presi in esame. Il divario di genere fra uomini e donne in opportunità, status, rappresentanza politica e attitudini non solo continua ad allargarsi nel tempo, ma rispetto a un anno fa segna un vistoso regresso. Ed è soprattutto sul fronte del lavoro e delle retribuzioni che le distanze continuano a essere più profonde. Il report mette in evidenza che “c’è una percezione molto bassa della parità salariale per un lavoro simile tra i sessi” con l’Italia che “si classifica al 126esimo posto su 144 Paesi”. In particolare, emerge che la quota di lavoro quotidiano non pagato raggiunge il 61,5% per le donne italiane contro appena il 22,9% per gli uomini. Quindi, al tasso attuale di cambiamento, ci vorranno altri 217 anni per colmare il gap economico di genere.
Che consiglio daresti alle ragazze di oggi, le donne del futuro?
Per la mia interpretazione personale del mondo direi che la cosa più importante di una persona è la libertà. E si è libere quando si ha un’indipendenza economica che ti permette di decidere e di non sottostare a soprusi e ricatti di alcun genere. Viviamo in un’epoca in cui la conoscenza è la merce di scambio più importante, le donne studiano più degli uomini, sono multitasking, sanno organizzarsi il tempo perché abituate tra le mille faccende di casa e per le skills acquisite rappresentano quella parte di leadership positiva che la società richiede.
Ecco, vorrei che fossero consapevoli delle doti naturali e culturali possedute, vorrei che le agissero consapevolmente, vorrei che non provassero vergogna o sensi di colpa, vorrei che dessero voce ai loro diritti, vorrei che non abdicassero e che smettessero di appoggiarsi ad alcuno perché convinte di essere deboli.
Viaggiate, divertitevi, non smettete di imparare e siate fiere di essere donne (non è scontato).
Il testo è tratto dal numero di giugno di #Evolution